R E C L A M O RECLAME

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Violenza subita dalle donne. Violenza dentro la famiglia. E è sempre l'uomo (il maschio) il responsabile di questo. Violenza sessuale e prepotenze domestiche, l'uomo (il maschio) sa essere peggio del maschio che domina nella savana. La comunicazione sociale può fare poco; argomenti di questo tipo vanno subito via col telecomando o girando la testa quando camminiamo per strada o sfogliando a mo' di strappo il settimanale che ne parla. Sono argomenti che frantumano la falsa coscienza del maschio. Irritano. Mettiamo da parte le prediche, e vergogniamoci. Non assolve, ma intanto vergogniamoci. Anche solo poche pubblicità sono sufficienti a dare peso ad un argomento/problema. E non potrà certo esserci leggerezza nel descriverle.


Manifesto argentino
No a la violencia contra la mujer. Ecco, la violenza è talmente senza frontiere che la traduzione non serve. "Mujer", nella rivista di grafica dalla quale abbiamo preso le immagini (PRINT), è tradotto in "women". In italiano "mujer" si avvicina di più a "moglie" (tant'è che nel dialetto meridionale è "muiera"). E' quindi una violenza che coinvolge la donna nella società e la donna nella famiglia.
Il sottotitolo dice: La violencia non es un asunto privado. Es un acto ilegal que debe denunciarse.
Il manifesto ci mostra una grande mano che stringe una figura, il cui corpo deriva dalle dita in parte rosse in parte bianche di questa mano stilizzata con una grafica anni sessanta. La mano stringe a tal punto che il corpo femminile è parte della sua anatomia, in un possesso totale, una prigione che diventa una morsa che schiaccia. La mano, in quel suo contrasto bianco, rosso, nero, diventa quasi scheletro, come a voler intendere una violenza mortale.
Manifesto sudafricano
You're only half a man if you rape a woman.
"Sei un mezzo uomo se violenti una donna". Sottotitolo: Sex without consent is rape.
"Il sesso senza consenso è stupro".
Il titolo a lettere maiuscole incornicia due occhi graficamente diversi. Uno sguardo tagliato in due, che sembra ricollegarsi a quel "mezzo uomo" se il soggetto di questo sguardo è di chi fa violenza: mezzo uomo, con uno sguardo normale, e mezzo qualcos'altro, forse un animale, dalla pelle rugosa, con occhiaie paurose e l'occhio di sangue.
O è lo sguardo non più "umano" di chi ha subito violenza?
Manifesto argentino
L'immagine ci mostra una donna e un uomo "fotograficamente" uniti, così da suggerire un unico corpo (gli abiti però sono diversi, perché la differenza deve venir fuori).
Il titolo è costruito su un gioco di parole rafforzato dal breve testo.
Titolo: Una sola cosa nos diferencia.
Testo: El 95% de las personas que sufren violencia conyugal son mujeres.
Questa differenza non sta nei loro corpi (il seno è l'elemento che sottolinea la differenza) ma nel fatto che il 95 per cento della persone che subiscono violenza in famiglia sono donne. Questa è la terribile differenza.
Manifesto della comunità europea
Titolo: If you're looking for help, you won't find it in here.
Il bagno come luogo di isolamento, quasi protettivo. Rinchiudersi in bagno per fuggire da una situazione violenta (che già si è manifestata). Però, "se cerchi aiuto, non lo troverai qui".
L'immagine è trattata con un segno grafico veloce, con una colorazione da acquerello solo in alcuni punti. Non serve soffermarsi nei particolari, la posa rannicchiata della persona comunica subito il bisogno di difesa, di protezione.
Il sottotitolo è un invito ad agire, a rompere il silenzio di paura (a non rinchiudersi in bagno):
Domestic violence, break the silence.