Una busta
da lettere (con il lembo di chiusura in alto) è il visual al centro
della pagina. Il titolo, breve, si compone su tre righe: I
bambini dell'Unicef offrono riparo a tutti i bambini.
La busta è una casa, come potrebbe disegnarla chiunque nella sua
grafia simbolo: un rettangolo per parete e un triangolo per tetto. Minimalismo
efficace. Il titolo deriva dall'immagine, quindi facilita la traduzione
del segno/simbolo (busta uguale casa), ampliandone il messaggio su note
emotive. Da bambino (del benessere) a bambino (che ha bisogno). Comunicazione
rivolta ai giovani e agli adulti; i primi possono suggerire ai secondi
l'acquisto (succede spesso).
Il testo: Costruisci una scuola, un ambulatorio,
un rifugio. Acquista un biglietto dell'UNICEF. I biglietti dell'UNICEF
sono alla Posta, in banca, nei supermercati e presso i Comitati Regionali
e Provinciali (gli indirizzi sono sull'elenco alla voce UNICEF). Unicef
Italia: c/c postale n. 75000.
Ci sono tre "edifici" (la busta/casa li riassume) che raccontano
una storia, inquadrano un posto, sottolineano una condizione. La scuola,
che potrà anche essere bombardata, colpita. L'ambulatorio, che
fa pensare ai bambini che saltano in aria a causa di una mina anti-uomo
(non c'è qualche dio che stramaledica i costruttori?). Il rifugio,
che fa pensare a quei momenti che magari stai a scuola, e senti una sirena,
e bisogna correre al riparo. Tre luoghi, che in molti paesi sono terribilmente
identici. Si fa scuola nel rifugio, ci si cura in un'aula.
Acquistiamo, allora, biglietti del'Unicef. Senza mettere la nostra coscienza
al riparo. Il riparo spetta ad altri. Acquistiamo biglietti, pur nella
totale contraddizione delle nostre compassionevoli, solidali azioni. Servirà?
Ci sono domande che a volte complicano la vita. In cerca di una risposta,
nel frattempo, scriviamo biglietti d'auguri, senza aspettare Natale e
Capodanno. Ci sarebbe, ad esempio, un augurio di pace. Scriverlo, in un
biglietto, e poi in un cartello, e poi in uno striscione.
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Anche Lila
- la Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids - pensa ai bambini. La pubblicità
ideata (stavo per scrivere "curata") da una grande e famosa
agenzia non lascia spazio a divagazioni: a piena immagine, il volto di
un bambino che piange disperato. Il titolo utilizza una ironia drammatica:
I bambini sudafricani non muoiono più
di fame. Non fanno in tempo. Segue, agganciandosi al titolo:
L'aids arriva prima. Il testo è telegrafico: Il
20% delle donne sudafricane è affetto da HIV e lo può trasmettere
ai propri figli. Per evitare il contagio basta poco. Per aiutare le donne
sieropositive a partorire figli sani: c/c n. 21835/1 Agenzia n. 129 Cariplo
Milano Intestato a: Lila Prevenzione Aids in Sudafrica.
Questa pubblicità è del'estate 2001. Vale oggi e, purtroppo,
anche domani. Ci sono situazioni che, se non risolte, non invecchiano
mai. E anche i bambini sieropositivi del Sudafrica e di tante altre parti
del mondo non potranno diventare adulti e invecchiare.
Ci sono case farmaceutiche che si comportano come costruttori di armi;
la morte è pur sempre un business multinazionale. Tu puoi piangere,
disperarti, ridere, gioire, amare, odiare, l'importante è il tuo
essere cliente di qualcuno. Succede anche il contrario, nel mondo dei
poveri: che non sei cliente di nessuno. E così nessuno mette gratis
nel sacchetto della spesa che non hai fatto una scatola di medicine.
mdn
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