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Come dire qualcosa in modo normale e pulito, contro o a favore, su alcuni "temi", che poi sarebbero i problemi della vita, quindi di sempre. Ci hanno provato le ragazze e i ragazzi dell'Istituto professionale per i servizi alberghieri di Cingoli, classe V. Sono loro i testimonial di una "campagna pubblicitaria" (azzardiamo la definizione) tutta da sviluppare, ma ugualmente ben definita. Guerra, pace, amore, droga, solitudine, prepotenza, amicizia, impegno e via elencando. Già, le solite cose. Ed è proprio questo il problema: il rischio di far diventare una storia personale e sociale qualcosa di solito, senza più interesse, da non raccontare più. Allora, ogni tanto, viene voglia di dire qualcosa, di fare qualcosa, di prendere di nuovo il senso dei "temi alti" e semplificarlo, non certo per banalizzarli ma per capirli un po' meglio. Ecco che il "facciamo" prende le sembianze di un volto, di una faccia. Niente di più diretto e semplice, persino nel complicato sistema dei segni e dei codici della pubblicità. Senza trucchi, finalmente. E senza pose. Le facce sono quelle di una foto tessera, di una istantanea veloce scattata ad un compleanno, ad una gita, o la foto di quando si era più giovani (strano, il tempo: i testimonial-studenti hanno appena diciotto anni). Dire qualcosa in modo normale e pulito. Evidentemente c'è un modo contorto e sporco di dire le cose; nella pubblicità commerciale c'è. Le ragazze e i ragazzi della V hanno utilizzato le loro facce e sopra vi hanno scritto una frase che inizia con "facciamo". Alla fine, non sono mancate l'ironia e l'immediatezza di una headline ben fatta. Tutto qui. A pensarci bene, non è poca cosa.

 

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