PUBBLICITA' RI-VISTA la réclame stampata

 

Ritratto di padroncini con stalliere. I due padroncini sono a tutta griffe, ma anche il rude stalliere non disdegna la firma. Nella recita della scuola, come lo fareste uno stalliere? Così, proprio così, con la spazzola striglia cavallo in una mano e le redini nell'altra, barba incolta, espressione da incavolato perché l'è faticosa la vita da stalla, con le mosche e lo sterco e la puzza che impregna vestimenti e pelle.
Questa pubblicità è la banalità della ricchezza o della creatività? Le due cose galoppano insieme.
Ritratto. Il trio è in posa ricordo, prima della gara del piccolo cavaliere. Clic, Fermi così. Clic. Non ci sono sorrisi. L'ambiente sembra il giardino di casa in dimensioni e arredo simil parco pubblico. Il padroncino adulto indossa tutto l'indossabile della sartoria Versace. Avrà caldo, con il cappotto doppio petto trebottoni monocammello foderato. Ha pure il cravattone copia foulard, e il fazzoletto da taschino in tinta, come vuole il libretto istruzioni. La camicia ha il colletto istoriato alla "Solidarnosc" prima maniera (sarà il volto del modello a suggerirmi tale charme?). Il piccolo cavaliere, in costume da Piazza di Siena, ha la mossa triste dei ragazzini dei collegi Gioventù Italiana dei primi anni Cinquanta. Invece, è un erede aziendale del terzo millennio. Questa è la vita made in Versace. Finta, pure nella finzione pubblicitaria. Forse vera, nel reale (che non è noblesse) quotidiano.
Il taglio fotografico taglia un po' di testa allo stalliere e i piedi di tutti e tre. La collezione autunno/inverno delle calzature non era pronta?
Qui, non c'è neanche una virgola di pubblicità, nel senso del visual e delle parole. Eh già, sono gli art e i copy che, con le sartorie, devono darsi all'ippica.

MDN