Pubblicità ri-vista la réclame stampata

 

In questa pubblicità c'è qualcosa che infastidisce; c'è un comportamento padronale e snob che irrita. Ne parlo alla fine. Questi appunti sono dedicati al nome dell'auto. Stilo. Fa venire in mente, così, per zampillante banalità personale, "la stilo", la stilografica, sebbene siamo in piena epoca di scrittura da tastiera e rari sono i pennini d'oro con decorazioni incise. La stilografica è oggetto da regalo. Per le definizioni più allargate, il Dir (Dizionario italiano ragionato) aiuta. Lo stilo è "lo strumento scrittorio degli antichi, una asticella appuntita con cui si scriveva sulle tavolette di cera, cancellando e correggendo ciò che era stato già scritto con la parte superiore dell'asta" (un po' come certe matite odierne, con la gommina, troppo dura, che invece di cancellare lascia una striatura nera; ne ho un paio che fanno così). Stile deriva da stilo, perché indica il modo di "comporre un'opera letteraria, realizzata appunto scrivendo e riscrivendo". Quando si parla di "stile piatto" è in riferimento alla parte superiore dello stilo che era piatta.
Lo stilo è anche un pugnale (lo stiletto), l'asta del pagliaio (detta anche stollo), l'asta della stadera, l'asta che regge la puntina del giradischi. Al posto del pugnale ci sono le bombe intelligenti, che sono comunque mortali pugnalate alle spalle; i pagliai chi li vede più, le stadere idem, il giradischi - detto anche piatto - ormai gira più poco.
Resiste lo stilo inteso come ago verticale della meridiana (rarità dei borghi medievali), mentre stagionalmente appassisce e rifiorisce lo stilo inteso come "parte sottile del pistillo che sorregge lo stigma". Chiedo aiuto ad un volume enciclopedico, perché lo stigma proprio non ricordo cosa sia (anni fa, per imparare com'era fatto un fiore – complicatissimo – ci voleva lo stesso sforzo per memorizzare un canto di Leopardi. Sarà un caso, ma il recanatese è il fior fiore della letteratura).
Leggo la definizione di stigma: "In botanica, porzione apicale, generalmente allargata, del pistillo, atta a trattenere i grani pollinici".
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C'è un libro molto interessante (per gli addetti ai lavori, ma anche per chi voglia deliziarsi con il linguaggio e simili).
Titolo: Il nome della marca. Autori: Marcel Botton, Jean-Jack Cegarra e Béatrice Ferrari. Editore: Guerini e associati. E' un libro/manuale che illustra le tecniche di creazione del nome e riflette sul significato e sull'origine dei nomi dei prodotti, e spiega quali sono le implicazioni linguistiche, di marketing e legali per trasformare un nome in un strategia commerciale vincente.
Il consiglio per l'acquisto serve per sottolineare quanto il nome di un prodotto sia importante, o per lo meno quanto ci si debba agitare attorno ad un nome (anche se poi si sceglie, che so, "Mario").
Da stile a stigma. Stigma significa "segno, marchio, macchia, punto". Qust'ultimo sarà una combinazione, certo è che si pensa alla "Punto" di casa Fiat. Lo stigma era il marchio infamante che veniva impresso, sicuramente a caldo, sulla fronte di schiavi e malfattori. Da stigma a stigmate la strada è breve (per qualcuno è quella del paradiso). Va bene che pure il nome Fiat ha qualche parentela con la volontà dell'Onnipotente, nell'atto di creare la luce, ma la strada per la santità non è mai stata imboccata dalla casa torinese (anche se ha riempito i garage di piazza San Pietro), perché viene da pensare alle mine anti-uomo disseminate nei campi di mezzo mondo (solo il mondo povero; il target è ben selezionato).
Chissà se "gli strateghi Fiat" hanno stilato un bel po' di cartelle per giustificare il nome Stilo, che in fondo è un nome neanche brutto, maschile per nascita grammaticale (se derivasse da stile) e ribadito per censo (una donna Agnelli al comando della Grande Fabbrica non s'è mai vista). La "stila" non sarebbe un gran che come nome. O no?

Un breve commento. L'headline "pensare avanti" giustifica in qualche modo l'immagine. Qui siamo in una grotta con graffiti in simil-paleolitico (più o meno). Sono raffigurate tre persone. Due sono cacciatori, e si affaticano ad inseguire prede che dovranno sfamare la comunità. Il terzo personaggio, sulla cui testa saetta il segno del "pensare avanti", se ne sta beatamente a tirare palline da golf. Non ha la simpatia di un grassoccio Flintstone; è intento a "pensare avanti" mentre i due poveri cacciatori sono intenti a "pensare a tirare avanti". I due se la faticano, mentre lui, a pochi metri, gioca a golf. Come definire un comportamento di questo "tipo" (che non è un'auto)? Snobistico non rende bene il mio "pensare malevolo". Sarà forse uno di casa Fiat?
"La moderna società borghese, sorta dalla rovina della società feudale, non ha eliminato i contrasti fra le classi. Essa ha soltanto posto nuove classi; nuove condizioni di oppressione, nuove forme di lotta in luogo delle antiche".
La citazione è un pensiero "alto", non però complicato, di Marx e Engels (ancora loro?). Già. Roba di qualche secolo fa, quando per "pensare avanti" bisognava far girare in Europa una sorta di fantasma, di spettro. Adesso c'è Halloween. Non vedo dolcetti. Sarà uno scherzetto, di pessimo gusto.
Fiat lux? No davvero: fiat obscuritas.

MDN