La
pubblicità del settimanale Internazionale
è ben fatta. Perché ha un senso, e poi perché gioca
pulito con il linguaggio e ha delle belle foto in stile reportage. La
pubblicità è un invito ad abbonarsi. Internazionale è
un settimanale utile: raccoglie (e traduce) gli articoli più
interessanti dei giornali e delle riviste di ogni parte del mondo. Se
con i suoi articoli Internazionale ci porta fuori dalla nostra stanza
nazionale, la sua pubblicità ci riporta dentro questa stanza
e ci fa vedere (capire) un'Italia sempre più internazionale.
Avere un senso significa anche avere una direzione; cosa non facile
e non scontata. La maggior parte della pubblicità vuole solo
apparire, e l'apparenza è poco dinamica, tutt'al più gira
su se stessa.
La pubblicità di Internazionale è a più soggetti:
il pizzaiolo, l'agricoltore, la colf, lo studente. Cosa rende questi
personaggi più italiani e l'Italia più internazionale?
L'intromissione nel linguaggio di una identità, di un profilo
del personaggio. Senza tanti trucchi o strambe figure retoriche. Con
discreta ironia. Bisogna ovviamente prendere delle frasi, delle battute
molto note, affinché la loro trasformazione possegga ancora il
significato d'origine. E' un vecchio metodo, e se usato con naturalezza
è fresco come un neologismo inventato da poco.
Il prodotto indica in modo riassuntivo una provenienza. Così
la pizza è Napoli, il vino è il Veneto. La pubblicità
ha bisogno di "punti fermi" perché va veloce. Il tempo
di girare pagina, e la sua esistenza è già consumata.
Il titolo del pizzaiolo è: Simm' El Cairo, paisà.
Forse esistono delle coincidenze tra le due città, ma quel fantastico
"paisà" toglie finalmente i confini alle nazioni.
Il titolo dell'agricoltore, che sta potando una vite, è: Mi son
andìn, me piase el vin.
Una volta si partiva dagli Appennini e si arrivava alla Ande; oggi è
il contrario, ma la storia è identica.
Il titolo della ragazza è: O mia bela Filipina.
Sbrigativamente pensiamo ad una domestica. Probabile che la bella filippina
sia invece impiegata presso la sua ambasciata. Il glamour di questa
ragazza è fiero e luminoso.
Il titolo del bambino che gioca a pallone è: Allah-oó.
Il bambino africano gioca con un amico italiano (può anche essere
che sia rumeno o albanese, è lo stesso). Il cantico calcistico
diventa una identità religiosa, che però serve per sottolineare
la cultura di un altro, diversa ma, per molti aspetti, non troppo differente.
Il sottotitolo, uguale per tutti i messaggi, e che vale come brevissimo
testo, è:
Per capire un'Italia sempre più internazionale, abbonati.
Pubblicità di questo tipo non interrompono una emozione (come
fa il telecomando nei confronti di un film). Riescono, invece, a suscitarla.
E magari dopo aver girato la pagina di fretta, forse torniamo indietro,
leggiamo la frase, osserviamo l'immagine, sorridiamo. Forse potremmo
anche dire che i nostri compaesani dagli occhi a mandorla e dalle labbra
carnose, partiti un bel po' di secoli fa, sono tornati a casa. mdn
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