PUBBLICITA' RI-VISTA la réclame stampata

 

oXs urban transport

Pubblicità di scarpe. Marca o•X•s, un marchio quasi acronimo (per la presenza dei puntini tra le lettere; parrebbe così).

Prima scena

Solo un titolo (headline), in veste grafica simile ad un pay-off (frase che accompagna, di solito, il marchio). Urban transport. L'headline è una sorta di "linea di testa" forse perché sta in alto, ma non ci sono regole ferree. Qui sta sotto (facile la battuta: dalla parte dei piedi, visto che sono scarpe).
Pur con una sola scena c'è comunque un racconto; breve, immaginabile, ma c'è. Chi è uscito da casa con le sue Oxs non prende la macchina né l'autobus né un taxi né la bici; cammina solo con le sue scarpe. Mezzo di trasporto ideale, si direbbe, specialmente nelle belle giornate, e anche quando le distanze lo consentono. Un mezzo ad inquinamento zero. Politicamente corretto, avremmo detto una volta. All'arrivo (luogo di lavoro?), il trasporto urbano Oxs ha gli stessi problemi di un'auto privata: trovare da parcheggiare. Parcheggio trovato, basta un palo, un sostegno, cose simili. Ma non perché "quello è" il luogo per parcheggiare. Al palo ci vanno girate le catene, che custodiranno le Oxs. Al pari di una bicicletta o di una moto. La realtà inventata dalla pubblicità deve fare i conti con la realtà vera. Se non incateni "la proprietà" c'è rischio che te la rubino. Condizione paradossalmente normale, mentre è semplicemente assurda. Paranoia cittadina, e anche da provincia. Da ribellarsi, ma ci abbiamo fatto l'abitudine. Il racconto (la sequenza della narrazione) sta forse proprio in questi brevi passaggi: paradosso della situazione/realtà paradossale. Realtà normale: andare al lavoro a piedi (pur se qualcuno lo considera un poco strano, questo footing feriale). Paradosso pubblicitario: arrivati, ci togliamo le scarpe e le parcheggiamo. Sospensione della realtà, direbbe Coleridge, altrimenti c'è da uscire pazzi. Accettiamo la scena. Scarpe incatenate. E si va. Abbiamo le pantofole da ufficio nella cartella professionale, tra il portatile e quant'altro? O proseguiamo scalzi? Resta la realtà. L'incatenamento. La strada è linda, ma il mondo è davvero la schifezza di sempre.

 

Seconda scena

Il mondo di Oxs (di chi le acquista) è un luogo pacifico. Niente cartacce, niente cicche, niente cacche, niente sputi. Pista ciclabile, con rastrelliera da bici nella quale infilare le scarpe Oxs. Diversamente dalla prima scena, qui non ci sono catene. Fiducia totale verso i nostri simili. Nostri simili? Ma dov'è che vivono? Non c'è ombra di umanità: la scena è spoglia, desolata. Il nostro solitario Oxs dov'è andato? In ufficio o a farsi una corsetta (facile rievocare un titolo cinematografico: "A piedi nudi nel parco"). Fateci sapere dove sta un posto così. Ma un posto così non esiste, sappiamo bene. Paradosso della reclame: tutto lindo, tranquillo. Sostituiamo questa scena con l'interno di una cucina lisoformiata e il concetto non cambia. La finzione diventa "il finto". Lo sappiamo. Ma non importa. Al supermercato ci andiamo lo stesso. Ma qui, dall'ecologia del territorio (scenografia verde, nella quale il rosso delle Oxs trae risalto) all'ecologia della mente il passo (sempre scarpe sono) è un passo falso (metafore a iosa). La zona sarà pure uno specchio, ma una tale solitudine imbratta l'anima.
Resta la realtà: provate a lasciare il vostro paio di scarpe nuovo nuovo lì, dove consiglia Oxs, e non troverete né le impronte delle suole né quelle digitali del ladruncolo disgraziato.


MDN