I
creativi della sartoria e pelletteria Gucci tentano una provocazione "masturbatoria".
La mano stringe la cintura che - in quella posizione - diventa un fallo.
Più che una carezza è uno strozzamento. E' un fallo da brandire
come un manganello (che è anche uno dei tanti sinonimi fascisti
del membro).
La tasca arabescata trasforma un ex pantalone da lavoro in tappezzeria
ambulante. L'oggetto del desiderio è però la cintura, che
suggerisce svilenti doppi sensi. Cosa farne di quel membro piatto, bucherellato?
Si infila nella fibbia/marchio/vagina. Ma essendo un "unico corpo"
c'è della libido da autoriproduzione, quasi una ego-clonazione?
Dilemmi indispensabili, per quest'epoca di sbandamenti. Non sarà
che c'è intenzione di tirar cinghiate, senza metafora? Il potere
della virilità o il virile potere è questione ormai trita
e ritrita. Ma sempre d'attualità, specialmente ora, con un bel
po' di teste di cintura sugli scranni governativi, a menar davvero coglionate.
Qui è solo réclame, che trasforma il concetto del desiderio
in un desiderio che però non è di grande concetto.
L'anello al mignolo fa mafia, ma sarà la moda. Il tatuaggio fa
cafone, ma sarà la moda. L'alta moda da qualche tempo sta in basso.
Non nel senso delle parti intime, ma in basso, terra terra.
Forse, in Amarcord, la scena della masturbazione collettiva, in macchina,
era solo uno scudisciare di cinture adolescenziali. E chi aveva le bretelle?
Amarcord, ora, un certo Toscani, fotografo pubblicitario, che a provocazione
(e a idee) ci sapeva fare meglio.
MDN
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