LA PUBBLICITA' RI-VISTA la réclame stampata

il rumore del mare

Ho visto la pubblicità della Coop - quella con lo scontrino a forma di conchiglia - su un depliantone commerciale, che da una cassetta della posta era finito per terra, in strada, causa vento, o causa stizza di un inquilino. Ogni tanto sento qualcuno che manda invettive a chi stampa "tutta 'sta carta che non serve a niente se non a fare aumentare il costo dei prodotti che reclamizza". Variabile del marketing, l'inquilino stizzito. Ho dato un'occhiata all'immagine, cogliendo subito la forma dello scontrino attorcigliato a mo' di conchiglia. Senza (rac)cogliere, tirar via il depliant, che in quella posa lì era più che altro carta da cestino. Ho detto: semplice ma bella, l'idea. Garbata. Di questi tempi (che sembrano i supplementari di una brutta partita che non finisce mai), il garbo è una chicca. Poi è arrivata l'e-mail di Marco Ambrosi. Le sue e-mail sono puntuali. Fa piacere riceverle, perché Marco ha sempre una immagine intrigante da mostrarti. Ambrosi è un fotografo pubblicitario. Sue molte foto di notissime campagne. Nell'ultima e-mail di inizio luglio c'era la conchiglia scontrino, per la Coop. Ma senza l'headline, senza l'impaginazione depliantata, senza il marchio e tutto quel che fa reclame. Solo foto. Pura immagine. Conchiglia in natura origamo. Sabbia, mare, cielo e nuvole. Anche se la realtà dice che quei numeri stampati sullo scontrino, uno appresso all'altro - dopo la lettura del codice a barre sul detersivo o sulla carne - sono una fetta di uno stipendio che se n'è andato per motivi di mera sopravvivenza biologica. La spesa di ogni giorno, con cui fare i conti. Già. O i conti della spesa, ogni giorno, tanto è la stessa cosa, al di là delle parole da cruciverba estivo.
Una immagine così non è da spiaggia, ma da stanza d'agenzia. Lo scontrino conchiglia è un'idea di Alessandra Paglialonga, art director, e di Massimo Ambrosino, copywriter, dell'agenzia Lowe Pirella.
La headline serve per capire l'immagine: "Ci senti dentro la convenienza". La sub-headline informa: Grandi offerte d'estate.
Chissà se, ancora oggi, ai bambini si racconta di un rumore del mare da ascoltare dentro una conchiglia. Preferisco il rumore del mare, scrisse quel sublime poeta matto che era Dino Campana; lo preferiva al "lavorare, lavorare".
Un amico ha delle conchiglione lucide e opache in mostra dentro la credenza del soggiorno. Una collezione importante, dice lui. Dai mari di mezzo mondo. O mezzi mari dal mondo intero. Ti mostra una cornucopia multipla e pronuncia uno strano nome. Bella davvero questa ceramica marina, liscia e bitorzoluta, fragile e forte, sfumata in un arcobaleno di marroni e di grigi. E tu non puoi fare a meno di avvicinarla all'orecchio (un gesto ormai da telefonino) per sentire il mare. Un sospiro soffiato che dall'interno di quel souvenir caraibico arriva dentro l'orecchio, un dolce ululato che non si trasforma in risacca. E tu credi per un attimo che quell'intoppo auricolare sia un oceano. Il mare spesso inghiotte, devasta, cancella, sommerge. Onde anomale. O naufraghi che avrebbero voluto fare i muratori o le badanti. Ma lì, nella conchiglia, il rumore del mare ha la memoria di una infanzia che da tempo ha preso il largo.
"Ci senti dentro la …". Il supermercato tra un po' chiude. Ti va spaghetti alle vongole? Come t'è venuto in mente? Non so, così. Sarà la pubblicità. mdn