PUBBLICITA' RI-VISTA la réclame stampata

 

Privacy not included.
Stiamo osservando quasi di nascosto, sbirciamo da una finestra l'auto che passa. Quell'auto. Quel modello. L'immagine si presenta ad effetto "sgranato", come un pulviscolo che nasconde noi e nasconde l'oggetto che vuol defilarsi dal nostro sguardo. La "privacy non è inclusa", e quindi ecco il rischio dell'altro (noi) che invade la sfera personale. Inclusa dove, questa privatezza, nel prezzo? Un'auto del genere supera di molto le migliaia di euro. E' un'auto per pochi. A monte – e vale per tutti - c'è l'oggetto del desiderio. Per questo noi che non possiamo comprare un'auto del genere diventiamo guardoni, spioni. Che l'auto sia oggetto del desiderio è un vecchio capitolo behaviorista. Al di là della cilindrata, dei sedili in pelle e dei cavalli potenza, c'è chi fa della propria auto un proseguimento del sé e la tratta come un corpo da lavare, asciugare, lucidare, spolverare, accarezzare, baciare. Molti, al volante, esibiscono virilità.
Per capire questa privacy violata, bisogna ripensare (rivedere) lo spot di quest'auto, oggetto del desiderio al pari di un personaggio dello spettacolo che smuove folle di sostenitori (fans). L'auto percorre una strada in direzione di una villa (o albergo). Un nutrito gruppo di fans le sta attorno, quasi a braccarla; vediamo in primo piano ragazze che "slinguazzano" parti dell'auto, come se facessero del sesso vero, non a simboleggiarlo.

Si può pensare che nell'auto ci sia un personaggio famoso, ma è l'auto la protagonista di questo delirio adolescenziale, da concerto rock. Ma il cosiddetto target chi è? La folla di ragazzi e ragazze? Improbabile. Il manager dallo stipendio d'oro? Probabile. Ma allora, quella giovane carina che "slinguazza" il vetro anteriore chi è, un oggetto del desiderio che si conquista con quest'altro oggetto del desiderio (l'auto)? Messa così sembra più complicato. Forse è solo una iperbole. L'auto è oggetto del desiderio? Sì? Bene, allora desideriamola. Senza mediazioni linguistiche. E' un po' come rendere reale, vero, concreto, un modo di dire. "Ti mangerei di baci". E giù, morsi veri, a sbrindellare carne. Pubblicità, signori, pubblicità.
Alla fine, questa privacy non c'è, proprio per la natura dell'oggetto da desiderare, guardare, sbirciare, spiare, seguire, affrontare, agganciare, possedere. Per pochi attimi, ma intensi.
L'auto non è più un prolungamento delle nostre gambe, è diventata un corpo autonomo. Un corpo da diva. E come una diva che si rispetti, si lascia intrappolare dal pubblico, ma solo qualche istante, poi di corsa, nel rifugio di una privatezza domestica, con parco, piscina, stanze affrescate e servitù.
Scena prima. Passa un'auto, quell'auto, l'auto. La mia privacy è compresa in me stesso. Passa l'auto e io chiudo la finestra. C'è già troppo smog per la via.