CONTROSENSO

 

Sugli spalti di uno stadio gremito di tifosi in occasione di una partita di calcio campeggia l’ennesimo striscione. Niente di strabiliante sotto il profilo artistico, nessuna immagine, nessuna combinazione cromatica di rilievo, solo una scritta rossa su un fondo bianco. Già visto. Eppure... Osserviamolo con più attenzione. Questa volta non si tratta del solito striscione inneggiante agli strapagati beniamini del calcio, né di uno dei messaggi razzisti che negli ultimi tempi sono apparsi ai bordi dei campi di calcio, in totale antitesi con quelli che dovrebbero essere valori ed ideali di ognuno, ma soprattutto di chi ama definirsi uno "sportivo".
Questa volta il contenuto è ben diverso: anche i tifosi hanno voluto esprimere, a loro modo, un invito alla pace, unendo la loro voce a quella di chi si oppone con fermezza allo scoppio di una guerra destinata a produrre indicibili sofferenze a vittime innocenti. Per farlo hanno scelto un gergo semplice, tipicamente "romanesco", molto vicino al "parlato", non privo di ironia, ma proprio per questo più diretto ed efficace, forse molto più di tanti appelli paludati e governati dalle leggi della diplomazia, più corretti linguisticamente, ma spesso non abbastanza sentiti.
Ci fa immenso piacere che proprio da uno stadio, luogo che solitamente balza agli onori della cronaca per violenze, tafferugli, episodi xenofobi, giunga una lezione di civiltà, di fratellanza e di pace diretta ai potenti della terra. Noi l’abbiamo compresa e fatta nostra. Ci auguriamo che lo facciano anche loro.

Chiara Gabrielli


BUSH CÓMPRATE ER RISIKO