CONTROSENSO
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Disarmo forzoso. |
Un uomo di Arcore (sì, quell'uomo lì)
vuol fare la guerra senza pronunciare la parola "guerra". Sembra
uno di quei giochini adolescenziali, soltanto che ad una certa età
la cosa è grave e tragica. Quell'uomo lì è un furbastro,
cambia carte in tavola, parole e costituzione a misura sua. E' lo scopo
della sua vita, e uno, nella vita, uno scopo deve pur averlo, sennò
ci si perde nel mistero dell'infinito. Dell'etere no, lui, quell'uomo lì,
nell'etere ci sguazza e ci guadagna non poco. Forse non è un caso
che l'etere sia anche una sostanza che annebbia la ragione e addormenta. Siccome milioni di bandiere arcobaleno sventolano dalle finestre, e siccome i nodi vengono al pettine come gli sbandieratori prima o poi vengono all'urna, quest'uomo rinnova il lessico e al posto di guerra dice "disarmo forzoso". Siamo passati dalla guerra giusta alla guerra umanitaria fino a quella preventiva. Al di là dell'imbroglio linguistico, almeno si capiva che la guerra era guerra. Invece la lingua evolve (o forse assolve e dissolve). In fondo, anche Darwin era figlio di dio. La lingua evolve, ma l'imbroglio resta. Ad esempio, "cartolarizzazione", non si sa cosa sia ma è l'ottava meraviglia del barocco-ministeriale (poi scopri che vogliono vendere una parte della nazione, alla faccia dell'amor di patria). "Disarmo forzoso" un po' si capisce cosa sia, ma l'imbroglio resta, non solo linguistico, dal momento che gli imbrogliati siamo noi, presi per i fondelli e trattati da deficienti. Guerra? E chi parla di guerra? Stiamo lavorando, mi consenta, per la pace. Indefesso uomo di Arcore. |
"Disarmo"
equivale a privare delle armi qualcuno o privarsi delle armi, disarmarsi
da sé. Questa seconda situazione è in atto in Iraq, ma gli
ispanoangloamericani sono scettici. L'iraq distrugge le sue armi, e forse
qualcuna la mette da parte, ma costringere al disarmo e poi attaccare
il nemico è una bella carognata. Non si gioca mica a Risiko. mdn |